È finalmente arrivata la sentenza relativa alla causa intentata nel 2012 da Apple nei confronti di Samsung, con la quale la casa di Cupertino aveva in pratica accusato l’azienda sud-coreana di aver copiato alcuni suoi brevetti, in particolare i link rapidi, lo slide-to-unlock e l’autocorrezione. Una causa di larga portata, se si pensa come soltanto la violazione del diritto relativo ai link rapidi abbia comportato un danno attestato poco sotto la soglia dei cento milioni di dollari nei confronti di Apple. In un secondo momento, il totale era poi salito a circa 400 milioni di dollari, derivante dal fatto che ben undici modelli di smartphone prodotti da Samsung avevano ricalcato il celebre iPhone.
Nel 2014 la prima sentenza aveva condannato Samsung a pagare una cifra notevole, poco meno di un miliardo di dollari, che in seguito si era ridotta intorno alla metà, ovvero 548 milioni.
Il momento favorevole per l’azienda sudcoreana si è confermato nella sentenza emessa dalla Corte Suprema degli Stati Uniti, che nel febbraio del 2017 ha affermato come Samsung non possa essere costretta a risarcire Apple per ogni prodotto commercializzato, limitando di conseguenza l’obbligo ai singoli componenti sotto accusa. La vertenza sarebbe perciò dovuta rientrare nel suo alveo iniziale, il Northern District Court of California. La casa di Cupertino non si è però data per vinta, chiedendo l’intervento di una seconda corte federale, sede che ha infine deciso in suo favore, per una cifra però notevolmente inferiore a quella di partenza, 120 milioni di dollari.
Infine quello che per ora dovrebbe essere, a meno di ulteriori sorprese, la sentenza definitiva, ancora una volta ad opera della Corte Suprema degli USA, stavolta ferma nel rifiutarsi di ascoltare le ragioni di Samsung, che ora dovrà quindi pagare quanto convenuto in sede giudiziaria.
Resta solo da capire se l’azienda asiatica pagherà di nuovo come ha fatto nel 2013, quando il risarcimento deciso in prima istanza fu versato da trenta Tir, direttamente nella sede della Apple, sotto forma di monete da cinque centesimi. Se lo scherzo era suonato beffardo, molto più inquietanti erano state all’epoca le parole con cui i vertici di Samsung lo avevano accompagnato, affermando di non avere alcuna intenzione di piegarsi di fronte a quelli che erano definiti dei piccoli geni pieni di stile. La guerra commerciale tra i due giganti della telefonia mobile sembra quindi destinata ad arricchirsi di nuovo gustose puntate.
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